domenica 31 luglio 2011

Quando eravamo re - Gianluca Basile

Gianluca Basile con la maglia della nazionale

Ma che dite, sarà il caso di celebrare questo campione che torna in Italia a giocare con Cantù?
Gianluca Basile ha scirtto la storia del nostro basket contemporaneo, giocatore dal carisma come pochissimi, capace di essere sia un grande esecutore di schemi che soprattutto un solista fuori dal coro capace di risolvere gare fondamentali. Tiratore eccelso - suo il cosiddetto "tiro zozzone" che invece era di una pulizia ammirevole, un colpo di genio fuori dai giochi - l'adesso 36enne pugliese ha conquistato 2 scudetti nei sei ani alla Fortitudo Bologna, prima di passare nel 2005 ala corazzata Regal Barcelona. In Spagna altri due titoli nazionali, una straordianria Eurolega nel 2010, una gara contro il Maccabi Tel Aviv da consegnare alla storia della competizione continentale.
E poi la nazionale, con cui s'è preso l'oro europeo nel 1999, il bronzo nel 2003 ma soprattutto l'argento olimpico 2004. Quella semifinale vinta contro la strafavorita Lituania ce la ricordiamo tutti, non c'è bisogno di aggiungere altro.
Adesso "vecchietto" e acciaccato anzichenò torna alla Bennet. Onestamente non so quanto fisicamente potrà reggere e aiutare la squadra, ma rivederlo sui nostri parquet per me è puro piacere cestistico. BENTORANTO BASO!!!

giovedì 28 luglio 2011

La nuova Virtus Roma? Al momento male, ma non malissimo...

Lino Lardo, nuovo coach della Virtus Roma

Inutile nascondersi: il prossimo sarà quasi sicuramente un anno di purgatorio per la Virtus Roma.
Dopo almeno tre stagioni veramente deludenti rispetto alle potenzialità del roster, in quella 2011/12 col budget notevolmente ridotto e il drastico (ma a mio avviso necessario) stravolgimento societario la squadra capitolina difficilmente potrà lottare per le primissime posizioni in campionato. E la camapgna trasferimenti al momento si è segnalata soltanto per le partenze, alcune dolorose.
A proposito, il mio più snetito in bocca la lupo al grande Jacopo Giachetti per la sua avventura milanese: in sette stagioni è stato un giocatore che alla causa romana ha dato tutto il possibile.
Se la situazione è onestamente grigia, però bisogna allo stesso tempo ammettere che non è nerissima.
Valutando i giocatori che saranno a disposizione di coach Lino Lardo - un allenatore non fenomenale ma onesto e abbastanza preparato, che può fungere da degno traghettatore per un anno di quelli "difficili", anche se secondo me Luca Bechi sarebbe stata una scelta migliore - alcuni ruoli sli vedo abbastanza ben coperti.
Partiamo dal playmaker. La coppia Gordic (confermato) e Maestranzi (in arrivo in prestito da Siena) mi intriga: hanno cratterisitche, competenze e ritmi di gara differenti, possono dare ordine il primo e improvvisare il secondo, e all'occorrenza una decina di punti in mano a partita li hanno, se non di più. Gordic è giovane, l'anno scorso ha dimostrato di essere un buon potenziale ancora inesperto a gestire alcune situazioni di gioco, ma a me tutto sommato ha convinto.
Sono contento della conferma di Dedovic: prima dell'infortunio al braccio era l'anima della squadra, metteva punti anche fuori dai giochi e anche parecchi. E' un talento, magari troppo spesso indisciplinato, ma come guardia e tiratore per me è da considerare un titolare. Come diceva anche Lardo in conferenza bisognerà trovare un americano in questo ruolo: si è fatto il nome di Phil Goss, ma per me non è adatto soprattutto perché toglierebbe spazio di manovra  e minuti ai due playmaker. Qualcuno ha ventilato il ritorno di David Hawkins: magari! Affascinante ma credo difficile.
Gigi Datome dovrebbe essere il perno della prossima Virtus: annata finalmente ad alti livelli quella passata, appare maturato moltissimo ed è uno molto pericoloso da qualsiasi distanza. Teniamocelo stretto e costruiamo la squadra su di lui!
Vladimir Dasic contro Malaga
Altro tassello fondamentale Vlado Dasic, che però mi sembra difficile non venga richiesto da qualche squadra più competitiva dopo la bella annata appena disputata. Se rimarrà, un'altra sicurezza.
Adesso il problema grosso, anzi il dilemma vero e proprio: il reparto lunghi. Traore non è nei piani di Lardo, Crosariol forse, ma visto l'atteggiamento snervante del passato più recente io onestamente non sarei entusiasta se restasse. Certo, rimane un giocatore che quando vuole soprattutto in difesa può essere determinante, ma quand'è che vuole??? Non lo so, mi sono un po' stancato di aspettarlo a Roma ad alti livelli. Poi ovviamente macano ancora alcuni (parecchi?) nomi per compeltare il roster: con gli acquisti mirati potrebbe venirne fuori una Virtus Roma accettabilmente competivitiva, seriamente disposta a rimboccarsi le maniche e sputare sangue sul parquet, cosa che a noi tifosi giallorossi manca di vedere da troppo tempo. Ai nuovi dirigenti Antonello Riva e Davide Bonora, oltre che a coach Lardo, il compito di motivare. Speriamo bene. Bisogna rimanere ottimisti, perché al momento non c'è molto altro da fare...

domenica 24 luglio 2011

Quando eravamo re - "Big" Ben Wallace

Ben Wallace ai tempi dei Detroit Pistons
Insomma, lo avrete capito: io ho un debole per i giocatori che, più che il talento cestistico vero e proprio, costruiscono la loro forza con la determinazione, il carisma, la cattiveria agonistica e la competenza in questoni di basket magari non spettacolari ma fondamentali. Sì, la difesa.
Dopo l'era dominata da Dennis Rodman, per me Ben Wallace è stato il più grande difensore che l'NBA ha potuto ammirare. Con tutto il rispetto per Dwight Howard, "Big Ben" è stato il vero centro capace sia di intimidire che poi di influire in maniera decisiva sull'esito delle partite. Anche perché, a differenza del Superman di Orlando, il N° 3 a Detroit era inserito in un sistema di gioco che prevedeva di sfruttarne al massimo e con equilibrio per il gioco le proprie caratteristiche difensive. I Pistons erano una squadra di veri "duri" perché giocavano insieme, avevano un'idea comune di cos'era il "loro" basket, e andavano tutti nella stessa direzione. Chauncey Billups, Rip Hamilton, un altro difensore celestale come Tayshaun Prince, e alla fine l'estro di un altro grandissimo come Rasheed Wallace: squadra costruita con intelligenza e grande sagacia quella dei campioni del mondo 2004. Alla guida, il genio assoluto di Larry Brown. Io li ho visti dominare i Lakers di O'Neal, Bryant, Malone e Payton nelle finali: una lezione di basket, soprattutto a livello di carisma.
In questo sistema tattico, tecnico e mentale, Ben Wallace ha potuto esprimere il proprio furore agonistico e la propria immensa determinazione al meglio. Oltre all'anello - che avrebbe potuto bissare l'anno successivo se Robert Horry con gli Spurs non si fosse inventato una Gara 5 leggendaria a Detroit - Wallace ha vinto 4 volte il premio come miglior difensore dell'anno: '02, '03, '05, '06. Rimbalzista terrificante, con un senso del tempo e della posizione come pochissimi nella storia recente della Lega. Alto "solo" 2,06, quindi non avente diritto a competere fisicamente con centri molto più grossi e svettantti di lui, Ben li ha annichiliti con la determinazione ad arrivare prima su ogni pallone. Un dominatore dell'area, come il video qui sotto dimostra soltanto in parte:

mercoledì 13 luglio 2011

Quando eravamo re - Antoine Rigaudeau

Antoine Rigaudeau
Chissà perché quando si parla dei grandi stranieri venuti a giocare nel nostro paese non si cita mai questo, che per me è uno dei più determinanti giocatori europei degli anni '90. Io ho una sola maglietta di squadre italiane, ed è la n° 14 che vedete nella foto.
Dopo aver vinto scudetto e premi nazionali in Francia, Antoine Rigaudeau arriva alla Kinder Bologna nel 1997, e e negli anni a venire scrive la storia del basket europeo.
Nelle sei stagioni di permanenza con le V nere vince, anzi stravince di tutto, comprese quelle due Eurolega sotto la guida di Ettore Messina. Le stelle di quella Kinder erano Ginobili, Danilovic, Jaric, Sconochini, Smodis, Nesterovic. Ma l'ordine, la lucidità, la capacità di prendersi responsabilità e tiri importanti che aveva Rigaudeau erano davvero quel qualcosa in più che alla fine faceva pendere l'ago della bilancia in favore di Bologna.
La carriera NBA ai Mavericks è stata a dir poco deficitaria, il ritorno europeo a Valencia dimenticabile.
Però nella sua parentesi italiana Antoine Rigaudeau è stato un giocatore di freddezza e sapienza cestistica ineguagliabili, uno che entra di diritto nella mia Top10 del cuore. Il video brevissimo che ho trovato rende soltanto in parte giustizia alle qualità tecniche e caratteriali del francese. Però guardate da che distanza si prende due o tre bombe, ammiratene lo sguardo, la sicurezza con cui alza il gomito sicuro che sta facendo la cosa giusta, che il pallone finirà in fondo alla retina. Questo era Antoine Rigaudeau, "Le Roi" del basket francese, un grande ma grande del basket europeo.

giovedì 7 luglio 2011

Gironi Eurolega 2012 - Facile per Siena, più impegnativo per Milano e Cantù.

Stonerook
Nonostante la legittima prudenza di un uomo di basket competente come Ferdinando Minucci - "E' un gruppo duro, difficile." ha commentato il presidentissimo del Montepaschi - Siena non può certo lamentarsi del girone  di Eurolega che le è capitato. Nel gruppo D parte il sempre temibile Regal Barcelona, il Kazan assieme a Prokom, Lubiana e la vincente dello spareggio B delle eliminatorie non appaiono di certo avversari proibitivi. Anche perché la squadra di Pianigiani con l'arrivo/ritorno di David Andersen si è totalmente rinforzata sotto i tabelloni, fattore fondamentale per poter competere nella sfida continentale. E il mercato non è ancora chiuso...
Altra questione invece è il gruppo C per la nuova "corazzata" Milano, che con l'arrivo di un grande come coach Scariolo e di due giocatori di valore assoluto come Bourousis e Fotsis, è senz'altro da tenere d'occhio (secondo me anche in campionato quest'anno...). Il girone non è certo semplicissimo: Real Madrid, Maccabi, Efes Pilsen e Partizan sono ossi duri, molto duri, e bisogna videre chi vincerà l'eliminatoria A. Però l'Armani Jeans a livello di mercato sta facendo davvero colpi giganteschi, se Scariolo amalgama bene e in fretta il suo roster sarà davvero competitiva.
La Bennet Cantù può probabilmente mirare al quarto posto nel girone A, probabilmente se la giocherà con Bilbao. Olympiakos, Caja Laboral e Ulker sembrano oggettivamente fuori portata per la squadra di Trinchieri non tanto per il gioco - Cantù sotto questo punto di vista può guardare in faccia chiunque in Europa - tanto per l'esperienza, che in questa competizione conta eccome.

domenica 3 luglio 2011

Quando eravamo re - Allan Houston

Allan Houston
Dopo i post dedicati a due grandi tiratori come Ray Allen e Reggie Miller, non poteva mancare il nostro personale omaggio alla shooting guard più competente e sfortunata della storia recente dei New York Knicks.
Undicesima chiamata al draft 1993, scelto dai Pistons con cui disputa tre stagioni a fasi più che alterne, Allan Houston diventa free-agent nel '96 e arriva nella Grande Mela. Primi due anni come guardia tiratrice in cui però la prima punta è Patrick Ewing. Houston gioca bene, i Knicks arrivano ai playoff ma prima la tremenda rissa con gli Heat e poi proprio Reggie Miller gli chiusono la strada nella post-season.
Poi arriva il '99: il tiro di Houston che decide Gara 5, decisiva nel primo turno contro gli "odiati" Miami Heat è ancora oggi storia di New York. Galvanizzati, i Knicks stendono gli Hawks e poi vanno in finale battendo gli strafavoriti Indiana Pacers con una serie di gare straordinarie: ancora mi ricordo le "Big L" di Larry Johnson dopo ogni tripla. New York è una squadra più che competente, con Ewing, Sprewell, Johnson e ovviamente Allan. Ottavi a Est e NBA Finals: magnifici.
In finale gli Spurs di Robinson e Duncan: senza Ewing e Johnson appiedati, è impossibile reggere il confronto. Houston, Sprewell e un giovanissimo ma fenomenale Marcus Camby sputano l'anima, ma il verdetto finale è 4-1 per le "Twin Towers" di San Antonio.
L'anno dopo finale di Conference, ma Reggie Miller stavolta vuole arrivare fino in fondo e si prende l'ultimo atto a suon di triple.
Da quel momento carriera in calando per un Allan Houston fisicamente mai al 100%, che con l'infortunio della stagione 2003/04 chiude praticamente la carriera.
Un tiratore come davvero ne ho visti pochi, freddo come il ghiaccio e sempre in controllo.
Ladies and gentlemen, Allan Houston: